Le protagoniste delle famigerate serate ad Arcore non accettano passivamente la nuova realtà che si è venuta a creare dopo la scomparsa di Silvio Berlusconi. Barbara Guerra e Alessandra Sorcinelli, due delle ragazze coinvolte nel processo Ruby ter e successivamente assolte, stanno ora affrontando una controversia legale con l’Immobiliare Dueville.
Quest’ultima ha inviato una lettera che non solo annuncia lo sfratto dalle ville gemelle di Bernareggio, ma sostiene anche la cessazione del contratto in comodato d’uso a seguito della morte del Cavaliere. Le interessate, tuttavia, sostengono fermamente che le proprietà siano state “un dono” nell’ambito di un “accordo risarcitorio”.
Il caso si infittisce con la diffusione di un audio del 2015, condiviso dagli avvocati Federico Sinicato e Nicola Giannatoni, che rappresentano Barbara Guerra. Nella registrazione, si ascolta Berlusconi promettere la casa a Guerra, nonostante le problematiche legali che lo impedivano in quel momento. “Sì te lo giuro sui miei figli, sui miei cinque figli.
Il comodato subito e appena finisce il processo e i nostri avvocati danno il via libera, te la intesto”, si sente dire l’ex premier. Sorcinelli aggiunge, durante una conversazione telefonica dallo studio del suo difensore, Luigi Liguori, che le intenzioni erano chiare e che le ragazze erano state assicurate di un risarcimento post-processo per evitare manipolazioni mediatiche.
Prima della scomparsa di Berlusconi, la sua generosità sembrava inesauribile. Le ospiti di Arcore godevano di vitalizi mensili fino a 2.500 euro e vivevano in ville e appartamenti lussuosi senza spese. Tuttavia, con la sua morte, la famiglia Berlusconi ha iniziato a “tagliare i viveri”.
Un cambiamento simboleggiato già nel 2013, quando con una lettera Berlusconi annunciò la fine del supporto finanziario, spingendo molti legali, non pagati per il loro servizio, a intraprendere azioni di “recupero crediti”.
Mentre alcune delle ragazze coinvolte hanno preso strade diverse, alcune con risorse familiari che hanno permesso loro di rifarsi una vita, altre si trovano in una situazione difficile.
Gli avvocati che le hanno rappresentate si dividono tra rassegnazione e amarezza. Uno di loro cita la pazienza come unica risorsa rimasta, mentre un altro esprime delusione per la mancanza di gratitudine post-assoluzione, soprattutto dopo che erano state date promesse di copertura delle spese legali.
“Finito il processo con l’assoluzione ci saremmo aspettati gratitudine da tutti – aggiunge un altro – e, invece, nulla. Quando la mia assistita è venuta da me con il suo compagno per l’incarico, mi aveva detto che, una volta risolto il problema, il presidente si sarebbe fatto carico delle spese. Ma non è andata così”.
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