La Criminologa Bruzzone non ha dubbi sul caso Giulia Cecchettin “Omicidio premeditato, Filippo si è sentito inadeguato e l’ha uccisa”

L’Italia segue con apprensione il caso di Giulia Cecchettin. La criminologa Roberta Bruzzone afferma che si tratta di un omicidio, con riferimenti a un video dell’aggressione e speculazioni sulla psicologia dell’aggressore.

Analisi di un caso complesso

L’intera nazione italiana segue con preoccupazione e sgomento il caso della scomparsa di Giulia Cecchettin. La notizia ha catturato l’attenzione dei media da quasi una settimana, suscitando dibattiti e teorie. La criminologa Roberta Bruzzone non ha dubbi: “Non si tratta più di una scomparsa, ma di un omicidio”. Secondo le sue parole, esistono prove sufficienti per sostenere questa affermazione: “C’è stato occultamento di cadavere e lui si è reso irreperibile”. Queste dichiarazioni, sebbene forti e sconvolgenti, riflettono la gravità del caso, lasciando i familiari della 22enne in uno stato di incredulità e disperazione.

Il video dell’aggressione e le ipotesi

Recentemente, un video di sorveglianza ha rivelato dettagli cruciali. Mostra Filippo, l’ex fidanzato di Giulia, aggredirla violentemente.

Giulia, inizialmente, era riuscita a fuggire, ma poi è stata costretta a salire in auto con Filippo. Da quel momento, entrambi sono scomparsi.

Questo video solleva interrogativi inquietanti: è possibile che Giulia sia stata uccisa quella stessa notte?

La Bruzzone esamina il comportamento di Filippo, suggerendo una problematica psicologica di fondo: “Non è riuscito a elaborare la fine della storia e si è sentito inadeguato rispetto a Giulia”.

Questa rivalità sottolinea un contesto più ampio, accentuato dal prossimo traguardo di Giulia, la laurea, un simbolo di successo e indipendenza che Filippo non avrebbe tollerato.

Paralleli con un caso simile e messaggi importanti

Il caso di Giulia Cecchettin presenta somiglianze inquietanti con quello di Giulia Tramontano, uccisa dal fidanzato Impagnatiello.

Secondo Bruzzone, questi eventi riflettono un’epoca segnata da soggetti con tratti narcisistici. La frustrazione e l’incapacità di gestire il rifiuto o la competizione possono scatenare reazioni estreme.

Filippo, in particolare, mostrava un controllo ossessivo sulla vita di Giulia, un segnale di rischio che non va sottovalutato. Bruzzone enfatizza l’importanza di riconoscere questi segnali: “Questi sono aspetti che vanno colti. Segnali di rischio”.

Evidenzia inoltre come le vittime spesso si sentano in colpa, alimentando ulteriormente l’ossessione del loro aggressore. La conclusione di Bruzzone è chiara e inquietante: “Io temo che Filippo abbia progettato il sequestro e l’omicidio di Giulia”.

Questo caso continua a essere un monito per la società sulla gravità di queste dinamiche e l’importanza di riconoscere i segnali di pericolo in una relazione.

Emanuele Larocca

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