Filippo Turetta, rinchiuso nel reparto psichiatrico, non ha lenzuola e indossa abiti forniti dal carcere, nelle sue dichiarazioni spontanee non ha mai nominato Giulia e la sua famiglia

Filippo Turetta, reo confesso dell’omicidio di Giulia Cecchettin, è detenuto nel reparto psichiatrico del carcere di Montorio, Verona, con sorveglianza costante e condizioni restrittive.

Turetta nel carcere Montorio: un regime di sorveglianza

Filippo Turetta, estradato dalla Germania, si trova ora nel carcere Montorio di Verona. Condannato per l’omicidio di Giulia Cecchettin, è nella sezione “psichiatrica sperimentale”, destinata ai detenuti a rischio suicidio o con disturbi psichiatrici.

La cella di Turetta è singola, completa di bagno, e sotto sorveglianza elettronica 24 ore su 24. Le sue giornate si svolgono in isolamento, in un ambiente strettamente controllato per garantire la sua sicurezza.

Co-detentui noti e condizioni di detenzione

Nello stesso istituto, e forse nello stesso reparto, si trovano Benno Neumair e Alejandro Augusto Stephan Meran, entrambi noti per crimini di alto profilo. Turetta vive in condizioni spartane: non ha lenzuola e indossa solo abiti forniti dal carcere.

Potrà ricevere oggetti personali solo se verrà trasferito al reparto “protetti”. Tra gli articoli consentiti, ci sono matite, colori, e libri presi in prestito dalla biblioteca interna, tra cui un giallo di Agatha Christie e “La figlia del capitano” di Aleksandr Pukin.

La posizione di Turetta e la strategia legale

Durante l’interrogatorio, Turetta ha scelto di non rispondere alle domande, ma di leggere un breve appunto.

Ha espresso rimorso per il delitto, affermando di voler affrontare la giustizia e accettare le sue responsabilità. Non ha menzionato Giulia Cecchettin né la sua famiglia, lasciando irrisolte molte domande sulla sua fuga e sul movente dell’omicidio.

Le sue dichiarazioni potrebbero aprire la strada a una perizia psichiatrica. Tuttavia, la sua difesa non ha ancora avanzato richieste specifiche, né per perizie psichiatriche né per misure alternative al carcere.

Emanuele Larocca

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