Chiara Ferragni, nota influencer, si confronta con la possibile rescissione del contratto con Monnalisa e un’accusa di truffa dalla procura di Milano.
Chiara Ferragni, rinomata influencer e imprenditrice digitale, sta affrontando un periodo critico nel suo impero commerciale.
Recentemente, il marchio di abbigliamento per bambini Monnalisa sta considerando la rescissione del contratto di collaborazione con lei. Questa notizia segue le interruzioni di collaborazione da parte di altri importanti brand come Safilo e Coca Cola.
Come riferito da Repubblica, il consiglio d’amministrazione di Monnalisa è stato convocato per discutere il futuro della loro relazione con Ferragni, soprattutto alla luce degli eventi legati al cosiddetto “Pandoro-gate”.
Monnalisa, un nome noto nel settore dell’abbigliamento infantile, aveva siglato un accordo nel 2020 con Ferragni per la creazione di due collezioni, con un contratto valido fino al 2025.
Il caso di Ferragni e Monnalisa evidenzia un momento di incertezza nel mondo della moda e dell’influencer marketing.
Secondo Barbara Bertocci, Creative Director di Monnalisa, l’azienda sta “facendo valutazioni sul futuro” in relazione alla loro collaborazione con Ferragni.
Questa potenziale decisione di Monnalisa segue un periodo complicato per Ferragni, che ha visto un cambiamento nella percezione pubblica e nei rapporti aziendali a seguito del Pandoro-gate.
La situazione ha attirato l’attenzione sia dei media che degli investitori, dato che Monnalisa è un’azienda quotata in borsa. Attualmente, i dirigenti di Monnalisa si sono limitati a un “no comment” riguardo alla situazione.
In aggiunta ai problemi nel settore della moda, Chiara Ferragni si trova ora ad affrontare delle complicazioni legali.
È stata infatti indagata dalla Procura di Milano per truffa aggravata in relazione al caso del pandoro Balocco. L’accusa coinvolge anche Alessandra Balocco, presidente e amministratrice delegata dell’azienda dolciaria.
Questo è l’ultimo sviluppo in una serie di indagini nate dallo scoppio del caso Balocco. La situazione ha suscitato numerose indagini e interrogativi, partendo da una sanzione dell’Antitrust per incongruenze temporali tra la donazione e la vendita dei prodotti griffati.
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