Marco Giallini, bravissimo e amatissimo attore, interprete tra gli altri ruoli di Rocco Schiavone, ha rilasciato alcune dichiarazioni d’amore per la moglie che non c’è più e che è venuta a mancare prematuramente.
Marco Giallini ha detto: “Parlo con mia moglie morta. Morire è prassi, ma non a 40 anni, non fra le mie braccia”.
E poi ha raccontato di esserci andato molto vicino anche lui alla morte: “Cinquantadue fratture in un colpo solo. Mi sogno a volte l’attimo che pinzo. Io vado forte. Nelle borgate, ci si giocavano anche i denari, andando a 200 o 240 all’ora. Correvo verso casa, sul bagnato”.
Giallini al Corriere della Sera ha detto: “Alla fine, io sto in lockdown da quando è morta Loredana. Quando sto solo e qualcosa non va. Dico: Eh amore mio…Il dolore era troppo. Il pensiero che lei rientri a casa da un momento all’altro dura due anni, poi, capisci che morire è prassi. Non a 40 anni. Non fra le mie braccia, mentre prendiamo le valigie per le vacanze“.
E poi ha anche aggiunto: “Il dolore non passa mai, e che passa? Ti dimentichi un po’ la voce…Ma non sono l’unico a cui è successo. Fare a meno è questione di testa, anche fare a meno delle menti dei bimbi non più chiare, del loro pensiero: vorresti sapere che pensano il giorno della festa della mamma o quando spegni la tv e quello, a 5 anni, strilla: mamma mamma”.
Giallini ha raccontato che, dopo la morte della moglie, non ha mai più provato gli stessi sentimenti per un’altra donna e dice di non essersi più innamorato: “Ma di chi? Ma perché? Innamorato ero di mia moglie. Per 27 anni, non ci siamo mai lasciati e non abbiamo mai litigato. Lei era la donna mia e io il suo uomo. Nel mondo, quante ce ne possono stare di persone per te? Una”.
E poi dei figli dice: “I miei figli mi dicono ti amo. Quanti figli ti dicono: ti amo? Sono bravi. Il grande, una volta, mi disse: io l’adolescenza non l’ho avuta, mamma è morta che avevo 12 anni e non ho avuto nessuno da punire”.
Dopo la morte della moglie ha ricominciato a lavorare e dice “per dare una possibilità in più ai figli. Dovevo tirarli su come ci eravamo promessi. Lei voleva che facessero il Classico, uno lo fa, l’altro l’ha finito: è una cosa stupenda, chi fa il Classico si riconosce da lontano”.
E poi, ancora: “Sto che la notte ancora aspetto il rientro dei ragazzi, sto sempre lì che stanno per morire. Poi, li sento e scrivo: buonanotte, amori”.
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