L’azienda decide di licenziare tutti, i dipendenti decidono di comprarsi l’azienda e ora fatturano 11 milioni all’anno

La resilienza degli ex dipendenti ha portato alla rinascita di Fenix Pharma attraverso l’autoimprenditorialità.

Nell’immaginario collettivo, la fenice è un simbolo di rinascita e perseveranza. Ed è proprio come una fenice che Fenix Pharma ha trovato nuova vita, risorgendo dalle ceneri di un duro colpo che ha portato alla perdita di occupazione di molti. Questa storia è un esempio emblematico di come il “senso di vuoto e sconfitta” possa trasformarsi in una forza propulsiva, portando alla creazione di qualcosa di nuovo e potente.

La caduta e il risveglio

Nel lontano Aprile 2011, Warner Chilcott, avendo perso il brevetto di un farmaco fondamentale, si trovava in difficoltà. Questa azienda, che aveva acquisito il settore farmaceutico di Procter & Gamble solo due anni prima, ha visto un drastico calo dei profitti. La conseguenza? Una drastica decisione di cessare tutte le operazioni in Europa, licenziando così 550 persone, tra cui 130 presso l’ufficio italiano a Roma. E tra questi ultimi, c’erano coloro che avrebbero poi formato il vertice di Fenix Pharma.

“La storia ci racconta di persone che hanno reagito in modo diverso di fronte a questa crisi. Alcuni hanno trovato subito un nuovo impiego, altri sono andati in pensione, mentre altri ancora hanno cercato nuove opportunità,” sottolinea la fonte.

Nascita di un sogno

Ma c’è stato un gruppo, formato da ex manager, che non si è dato per vinto. Hanno deciso di “tentare la strada della autoimprenditorialità“, e grazie al modello di workers buyout e alla formula cooperativa, hanno acquistato e fatto rivivere l’azienda. Questa non è stata una decisione leggera: “Il capitale iniziale per ciascuno era di 10mila euro più 25mila euro di prestito sociale infruttifero, per un totale di 35mila euro”, spiega Daniela Angher, presidente di Fenix Pharma. “Abbiamo investito l’anticipo della mobilità. Anche gli altri ex colleghi che hanno aderito all’iniziativa hanno investito cifre simili.”

Lorenzo Costantino

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