La tragedia di Concetta, uccisa nonostante il braccialetto elettronico dell’omicida, svela le carenze del sistema di protezione per le vittime di violenza domestica.
Concetta Marruocco, una donna di 52 anni, ha vissuto un incubo per 20 anni, un incubo che, purtroppo, si è concluso tragicamente. Nonostante le sue ripetute richieste di aiuto e le segnalazioni al centro antiviolenza, il sistema che doveva proteggerla ha fallito. Nel silenzio della notte, nel suo rifugio a Cerreti d’Esi, Ancona, è stata brutalmente uccisa da quel marito violento che aveva più volte denunciato.
L’omicida aveva un divieto di avvicinamento e indossava un braccialetto elettronico – un simbolo di una protezione apparente che si è rivelata illusoria. La notte dell’omicidio, il dispositivo non ha emesso alcun segnale d’allarme. “Non sappiamo perché non abbia funzionato il braccialetto elettronico. In ogni caso è una cosa grave, perché si poteva evitare questo tragico epilogo”, le parole chiave che risuonano con un tono di accusa verso un sistema che doveva proteggere, ma non l’ha fatto.
Artemisia, l’associazione a cui Concetta si era rivolta, rivelò che il braccialetto elettronico era stato reso inutile più volte, un fatto che solleva interrogativi inquietanti sulla effettiva efficacia di questi dispositivi. “L’uomo – si legge in una nota – era sottoposto a misura cautelare con l’applicazione del braccialetto elettronico, misura cautelare che più volte era stata violata, senza che al riguardo venissero prese altre misure più restrittive”. Concetta aveva sperato di offrire il suo contributo all’associazione, un desiderio soffocato dalla tragedia.
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