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Marco Simoncelli a 12 anni dalla sua scomparsa il padre racconta il brutto presentimento “dovevo fermarlo”

12 anni dalla morte di Marco Simoncelli, tra ricordi emozionanti e il doloroso presagio del padre. La sua eredità vive attraverso la Fondazione e i ricordi indimenticabili.

Dodici anni fa, il mondo del motociclismo ha perso un talento straordinario. Marco Simoncelli morì tragicamente durante il Gran Premio della Malesia del 2011, un incidente che ancora oggi lascia un vuoto incolmabile nel cuore dei fan e degli appassionati. Durante la curva 11, Simoncelli perse il controllo della sua Honda, precipitando fatalmente nella traiettoria dei piloti che seguivano. Valentino Rossi, una leggenda vivente del motociclismo, riflette con emozione: “Sono passati anni, ma a me sembra come se lo avessi visto per l’ultima volta due mesi fa. A volte lo sogno ed è una sensazione davvero bella.”

Il dolore di un padre

Paolo Simoncelli, padre di Marco, ha lottato con il dolore insopportabile, trovando conforto nel suo impegno incessante per mantenere vivo il ricordo di suo figlio. La Fondazione Simoncelli e la scuderia SIC58 Squadra Corse sono testimonianze del suo amore e del suo impegno. Paolo rivela un inquietante presagio avuto quel fatidico giorno, nato dalla vista del numero 58, il numero di Marco, rovesciato sull’asciugamano di suo figlio. “È l’unico rimpianto della mia vita, non avergli fatto girare quell’asciugamano,” afferma Paolo.

Un presagio oscuro

Quel giorno, ogni dettaglio, ogni momento è rimasto impresso nella mente di Paolo. L’asciugamano con il numero al rovescio, il freddo vento di morte che lo colpì quando entrò in pista; ogni elemento amplificava un sinistro presagio che non avrebbe mai potuto prepararlo per la tragedia imminente. “Una sensazione proprio di morte,” ricorda, “al punto che mi sono detto ‘Devo andare a fermare Marco’. Mancava un minuto all’inizio della gara, ormai non c’era più tempo, il mio motorino non andava bene… Quei cinque minuti lì sono stati terribili.”

Eredita di un campione

Nonostante il dolore e il rimpianto, Paolo e la sua famiglia non hanno alcun rimpianto sulla vita che Marco ha vissuto. Era un guerriero della pista, un pilota che incarnava passione e spirito competitivo. “Non ho rimpianti, io e mia moglie rifaremmo tutto,” condivide Paolo, sottolineando che l’unica macchia in una vita altrimenti gloriosa è un asciugamano non girato, un dettaglio minuto che si è trasformato in un simbolo di un destino ineluttabile e infausto.